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Come è accaduto in pochi altri casi nella storia del pensiero medievale, la figura di intellettuale e maestro di Roscellino di Compiègne (1050-1125 ca.) è rimasta a lungo avvolta dall'oscurità. Ora censurato come eretico, in seguito alla condanna del 1092 al Concilio di Soissons, ora celebrato come l'antesignano di una vera e propria 'rivoluzione copernicana' nei rapporti tra soggetto e oggetto della conoscenza, il profilo che ne hanno tracciato la maggior parte degli storici del pensiero è quello di un logico nichilista e irriverente, ardito autore di errori dottrinali persino nell'interpretazione dei più alti dogmi della fede cristiana. Sulla base di una rinnovata lettura organica e metodologicamente solida del suo unico scritto giunto fino a noi (una battagliera Epistola indirizzata a uno dei suoi principali avversari, Pietro Abelardo) e di una revisione delle notizie, spesso prevenute e di parte, riportate dai suoi nemici, questo libro propone una importante reinterpretazione della complessa figura di Roscellino in relazione alla sua vicenda di educatore, polemista e predicatore, con l'intento di proporre una giusta ridistribuzione di luci e ombre sull'immagine che nei secoli ha alterato la percezione del suo autentico contributo speculativo. A un riesame complessivo emerge una personalità filosofica coerente, che spinge al paradosso il suo pensiero solo per poter restituire la contraddittorietà di un tempo della storia - in cui la filosofia ha il compito di cercare, pur avendo già trovato - di cui egli resta il più frainteso interprete.